Sono un podista … ma, sportivamente parlando, avrei voluto essere un tennista.
Come può accadere nella vita, le passioni talvolta non le cerchiamo, ma semplicemente, come i guai, ci vengono a prendere.
Ho cominciato a correre stancamente, sollecitato da mia moglie e spinto dalla bilancia con la quale non ho un buon feeling.
Corricchiavo e giocavo a tennis; uno sport affascinante per il quale non avevo alcun talento e che riusciva a rinnovare, su di me, il racconto stevensoniano del dottor Jekill e del signor Hide.
Corricchiavo e quando vedevo i miei amici Massimo, Edgardo, Davide fare chilometri e chilometri a piedi pensavo “Quelli sono matti da legare!”.
Poi, gomito e spalla doloranti, ho mollato il tennis, e con esso gli scurrili urli, volgarità e bestemmie con cui accompagnavo ogni errore, e mi sono dedicato con continuità e con fatale rassegnazione alla corsa.
Anche qui non ho talento … ma ho scoperto il piacere dello sport di fatica ed ho scoperto il fascino della filosofia che anima ogni podista: giungere al traguardo senza aiuti, compiendo tutto il percorso ed avendo, come primo avversario da battere, i propri limiti.
Avete mai visto un podista che affronta una salita, maledicendo di essere nato e di essersi messo quelle scarpette ai piedi? E avete mai visto un podista in cima a quella salita o al traguardo?
Può arrivare anche ultimo, ma è felice di essere arrivato e di controllare se ha lasciato sé stesso di ieri un pelo dietro. Non contano gli altri … quelli vengono dopo. Conta superare sé stessi.
E’ qualcosa di esaltante che pochi sport possono vantare.
Oggi sono un podista … e, sportivamente parlando, vorrei essere un podista vero. Uno di quelli che corre la maratona sotto le tre ore … sennò, come diceva scherzando il nostro amico Lamberto (il mitico Boranga), che la correte a fare?
Non ci riuscirò mai … troppo pochi gli allenamenti e … troppi i chilometri di una maratona. Mi accontento, di stare in forma e di chiudere le gare stando attorno ai 5’ a km.
Oggi sono un podista … e, da cittadino, vorrei che tutti avessero la filosofia del podista, che occupa il posto assegnatogli dai propri meriti, perché ha faticato come un bove, perché ha più fiato e gambe degli altri. Nessuna scorciatoia e nessuno che spinge da dietro o ti accompagna al traguardo!
Pensate che civiltà di rapporti umani avremmo, nella vita politica, professionale e cittadina, se questo semplicissimo principio sportivo, quello del merito, diventasse la regola di tutti!
Ci riusciremo mai o anche qui sono troppi i chilometri da correre e troppe le distrazioni che circuiscono i nostri pensieri?
Adriano